Il progetto Art4Me mette in relazione la salute mentale e l'arte e mira a creare un'opportunità unica per fornire una nuova piattaforma per la condivisione delle conoscenze al di là delle frontiere e delle parti interessate, e un percorso per una migliore responsabilizzazione dei cittadini con o a rischio di avere problemi di salute mentale. È quindi necessaria una lunga serie di nuovi strumenti per affrontare la salute mentale. Mentre l'arte e l'espressione creativa sono state un elemento centrale della cultura europea per millenni, l'uso dell'arte come strumento per la salute mentale è stato scarsamente mappato e le esperienze spesso non condivise.
Il progetto si propone di:
Al fine di prevenire l'isolamento e la marginalità sociale, il progetto propone l'attivazione di un servizio di ascolto e assistenza sul territorio, che fornisce informazioni sui servizi di salute mentale, orienta gli utenti e li supporta nella definizione di un progetto personalizzato con i servizi territoriali.
Per sensibilizzare la cittadinanza sulla salute mentale, il progetto organizza corsi di formazione, informazione e convegni annuali su tematiche come il Recovery e le dipendenze. Gli obiettivi formativi includono la creazione di un gruppo di volontari per facilitare l'inserimento sociale e il percorso terapeutico delle persone con disagio psichico attraverso laboratori di socializzazione, come teatro, musica, fotografia e arte-terapia.
Al fine di contrastare la solitudine dei familiari delle persone con disagio psichico, il progetto promuove gruppi di auto-aiuto con incontri settimanali e supervisione mensile da parte di professionisti, come psichiatri e psicologi, per fornire un sostegno solidale e condividere esperienze.
Il progetto è concepito seguendo un approccio di Recovery, che mira a restituire agli utenti un ruolo attivo, trasformandoli da destinatari passivi a protagonisti coinvolti nelle proprie scelte e impegnati a sviluppare appieno le proprie potenzialità.
IncluPsy è un progetto finanziato con il supporto della Commissione europea che ha l’obiettivo di promuovere l'inclusione sociale delle persone che convivono con disturbi mentali. Sono 6 i partner (provenienti da cinque diversi Paesi europei) chiamati a confrontarsi e a scambiare le proprie esperienze al fine di rafforzare le proprie capacità e definire buone pratiche sul tema.
Con Inclupsy si vuole inoltre accrescere la consapevolezza e il coinvolgimento sul tema di un numero più ampio di attori sul tema dell’inclusione sociale. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, infatti, un europeo su quattro è affetto da patologie mentali.
Il rapporto “Health at a Glance: Europe”, realizzato da Commissione europea e Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, evidenzia come il disagio psichico sia uno dei temi più urgenti da affrontare e avverte delle conseguenze economiche e sociali del problema.
Le persone con disturbi mentali gravi e persistenti soffrono generalmente di un grande senso di isolamento, della perdita della capacità di intraprendere iniziative e di vivere in alloggi indipendenti, mantenere un lavoro e compiere le normali azioni del quotidiano.
Questi effetti, combinati con la stigmatizzazione e, in certi casi, prolungati e ripetuti ricoveri in psichiatria, diventano essi stessi un fattore di disinserimento sociale, portando le persone a perdere la casa, a vagare in strada ed essere esclusi.
Alla luce dei collegamenti (come causa o conseguenza) tra disturbi mentali ed esclusione sociale, non sorprende che l'inclusione sia una delle priorità europee. Ma quali pratiche vengono implementate dall'Europa per promuovere l'inclusione sociale delle persone che convivono con disturbi mentali? È questa domanda il filo conduttore del progetto IncluPsy.
Vai al sito di IncluPsy.
Il Progetto è riconosciuto a livello europeo nell’ambito del programma Erasmus+, attraverso il quale la Commissione Europea vuole incentivare il lavoro congiunto tra partner di diversi paesi, per costruire un percorso integrato verso una qualità di vita che faciliti il benessere e l’inclusione sociale, contro lo stigma e l’emarginazione.
Un programma strategico per la Comunità europea, se si pensa che i disturbi mentali colpiscono annualmente circa il 27% (83m.) di cittadini europei (European Social Work, 2013).
HERO - condividendo il know-how di diversi Paesi dell’Unione relativo all’inclusione sociale delle persone con grave disagio psichico, i metodi formativi e la prassi consolidata nel settore dell’housing - si propone di studiare, ciò che rende “terapeutico” un luogo o che lo rende fonte di benessere, non solo per gli utenti, ma anche per i loro familiari, gli operatori, i cittadini. Luoghi che devono essere interconnessi, permeabili, abitabili e modificabili. Dove ciascuno possa sentirsi accolto in quanto persona, non connotato né stigmatizzato. Dove ciascuno possa riconoscere che la salute mentale (e non solo) è un patrimonio che riguarda tutti e si raggiunge se tutti ne sono coinvolti.
Per housing si intende un processo che favorisce il passaggio dalla relazione di aiuto all’inclusione sociale. Numerosi studi hanno mostrato come i servizi “community-based” ottengano risultati migliori in termini di conformità al trattamento, sintomatologia clinica, qualità della vita, stabilità dell’abitare e riabilitazione, rispetto ad altri modelli di cura (Braun P. et al.1981; Conway M. et al.1994; Bond et al.2001). Allo stesso tempo, l’housing così inteso è connesso alla salvaguardia dei diritti (cittadinanza, riduzione dello stigma, etc.), alla razionalizzazione della spesa pubblica (offrendo un’alternativa ai costi di un eccessivo ricorso all’istituzionalizzazione) e allo sviluppo di una cittadinanza attiva e competente.