Le parole di Don Luigi Di Liegro

Il rispetto della dignità della persona umana e il valore della solidarietà nelle dalle parole di Don Luigi Di Liegro.

Immigrazione

  • Un immigrato è uno che ha viaggiato per venire da noi. Ricordiamoci che la vita, compresa la nostra, è un viaggio. Non importa da dove si viene, ma dove si va.
  • È sorprendente che in un Paese, in cui l’emigrazione è stato uno dei fenomeni sociali più rilevanti, quasi si provi vergogna a ricordare che abbiamo percorso le vie dell’esodo.
  • Se il razzismo dipendesse dal numero troppo elevato dei cittadini stranieri presenti, l’Italia dovrebbe essere il Paese meno razzista d’Europa.
  • L’immigrato che noi escludiamo è il segno della vera natura di una società. Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei.
  • La presenza dell’immigrato consente di provare la tolleranza, l’apertura al diverso di una comunità umana, di provare l’autenticità dei suoi valori, fa apparire come, pensando l’altro, pensa se stessa.
  • Tu sei ebreo? Io sono ebreo con te. Tu sei musulmano? Io sono insieme a te musulmano. Tu non credi, ma credi nell’uomo? Io andrò con te fino infondo incontro all’uomo.

Volontariato

  • Il vero compito del volontariato è nel contatto con gli emarginati, perché i poveri hanno bisogno più di persone che di cose.
  • L’idea di solidarietà cui si ispira il volontario non si fonda sull’altruismo ingenuo, ma nasce invece da valori civili e religiosi, e dall’analisi della complessità sociale, dei guasti provocati da un sistema sociale disordinato ed ineguale, del degrado culturale e morale provocato dall’applicazione della legge del più forte, dalla carenza di etica collettiva.
  • Sappiamo che oggi è sempre più difficile un volontariato responsabile, impegnato nella società e nel mondo degli esclusi perchè si riscoprano i mezzi e le ragioni del vivere insieme. Vediamo tanti uomini di solidarietà entrare in comunione con quanti attraversano le frontiere del nostro paese per guadagnarsi da vivere. Sono profeti e protagonisti di un’umanità nuova fondata sulla comunione e sull’abolizione totale e definitiva di ogni frontiera nell’orizzonte del Regno. È una lunga marcia per abbattere le barriere, per preparare e attendere il giorno in cui ‘Dio sarà tutto in tutti’.

Emarginazione

  • Una città in cui un solo uomo soffre meno è una città migliore.
  • Chi è solo è spesso invisibile agli altri, non possiede nemmeno, per debolezza o per dignità, la forza di rendere manifesta la sua condizione.
  • I poveri non sono solo soprattutto un problema da risolvere. Essi bussano alla nostra porta affinché ci convertiamo. Anzi, i poveri ci convocano per offrirci l’occasione di scoprire ciò che la civiltà tecnologica non potrà mai darci, per ricordarci cioè che noi siamo persone non riducibili ad un progetto economico, che abbiamo bisogno degli altri.
  • Quando la città produce emarginazione non è più una comunità. Troppe volte parliamo della città come comunità, ma possiamo parlare della città come comunità quando non si esclude nessuno, quando non ci sono categorie forti e categorie deboli.
  • Le situazioni di squilibrio sociale, le aree di emarginazione e desolazione urbana, rappresentano una minaccia permanente per la pace. Lo stesso disagio di molti giovani e adolescenti, i più colpiti da una disgregazione sociale e familiare, costituiscono già oggi una sorta di polveriera che minaccia la nostra convivenza urbana.
  • Si è sempre più convinti che oggi sia l’epoca dell’esclusivo, non l’epoca della condivisione o della solidarietà, intesa non in termini pietistici, ma come presa di coscienza che il bene è un bene comune; non può essere il bene di alcuni ed essere negato ad altri solo perché gli altri non ce la fanno a correre come corrono i più fortunati.
  • La società di domani sarà multiculturale, multirazziale, multireligiosa. Abituiamoci a non distruggere le diversità ma a dialogare con esse, perché solo così noi possiamo prepararci al futuro.
  • Nell’azione di tutti dovrà trovare posto l’armamento degli strumenti della conoscenza, dell’indagine e della scoperta, della ricerca accurata e dell’inventario meticoloso dei disagi, delle disparità e delle disuguaglianze diffuse.

Pace

  • Senza la formazione della coscienza non cambieremo comportamenti e abitudini. Laddove c’è coscienza del rispetto, attenzione alla verità, vuol dire che stiamo costruendo un futuro di pace.
  • La pace non è una verità promessa, è una verità che “si sta facendo” e che richiede la nostra fede, la nostra speranza, il nostro coraggio, il “martirio”. Quella pace che forse ci fa diventare tutti quanti obiettori nei confronti delle armi, perché non ci rassegniamo al fatto che le armi possano essere un atto di dissuasione nei confronti dei tentativi di guerra e di divisione, non ci rassegniamo a dire che devono esserci ancora le carceri, non ci rassegniamo ad avere paura dei diseredati, dei nomadi degli immigrati. Non ci stiamo a questo.
  • Si nota tra i giovani una grande carica di solidarietà sociale, un accentuato impegno per la giustizia internazionale, per la difesa e la promozione della natura e dei diritti umani, con un netto rifiuto della guerra e della violenza.

Solidarietà

  • L’impegno per la solidarietà deve diventare una passione per tutti senza essere demandato solo ai professionisti.
  • Nel diritto, essere solidale di qualcuno, significa rispondere con lui di tutto quello che è comune. In breve fare della solidarietà un’esigenza significa accettare di essere legato a qualcuno, condividerne la sorte.
  • L’amore di Dio non può diventare visibile se non diventa amore umano per l’uomo, se non diventa il mio amore per gli altri.
  • Non si può amare a distanza, restando fuori dalla mischia, senza sporcarsi le mani, ma soprattutto non si può amare senza condividere.
  • Bisogna ridare all’amore il suo vero posto e la sua vera dimensione. Il vero posto è nel cuore dell’uomo e della storia del mondo. Senza l’amore l’uomo e il mondo non possono progredire.
  • I nostri spiriti ottusi hanno fatto dell’aiuto ai poveri una sorta di dovere moralizzante che consiste nel “fare la carità”, nell’essere solidali. Ma la solidarietà, come la carità, sono un’altra cosa. Prima di essere un dovere, sono uno stato di fatto, una constatazione. Significa sentirsi legati a qualcuno, condividere la sua sorte, mettersi nei suoi panni, compatire, cioè “patire con”.
  • Ecco: stare attenti significa sporcarsi le mani dentro questa storia. Significa non privilegiare le oasi di pace, ma privilegiare invece i luoghi forti perché provocatori di solidarietà e di interventi radicali da parte nostra.
  • Non si tratta semplicemente di trovare nuovi modi di assistenza; ciò significherebbe bloccare definitivamente in questo stato di dipendenza coloro che verranno aiutati. Solidarietà significa, invece, promuovere la dignità e i diritti dei poveri, a rischio di condividere con loro l’indegnità cui vengono costretti.
  • La società di domani sarà multiculturale, multiraziale, multireligiosa. Abituiamoci a non distruggere le diversità ma a dialogare con esse perché solo così noi possiamo prepararci al futuro.
  • Parlare di carità significa difendere la dignità di ogni uomo, ma questa difesa non si può esaurire nel dare in elemosina quello che spetta per giustizia.
  • La solidarietà non è un vago sentimento di compassione, né si fonda su un sentimento di altruismo ingenuo, ma nasce dall’analisi della complessità sociale, dai guasti del sistema sociale disordinato, dal degrado morale e culturale, provocato dalla legge del più forte, dalla carenza etica collettiva.
  • Il fatto è che io mi realizzo nelle relazioni difficili. Ho sempre pensato che le verità sull’uomo non si scoprono leggendo, ma guardandolo in faccia. C’è il rimpianto di leggere un libro, che sta lì in biblioteca, ma l’autobus sta partendo. E io lo devo prendere di corsa, se voglio salvare qualcuno.
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