L'attività di studio e ricerca della Fondazione

Negli ultimi anni la crisi economica ha impoverito vasti settori della società e l’indebitamento pubblico ha ridotto i servizi socio-sanitari, con pesanti conseguenze nel settore della salute mentale.
Una ricerca promossa dalla fondazione Don Luigi Di Liegro nella città metropolitana di Roma fa il punto sullo stato delle cose.

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“La vera civiltà di una città si vede da come vengono trattati i poveri, i cittadini più deboli, da come si mantengono gli ospedali, le scuole, dal funzionamento della struttura dei servizi”. Sono parole su Roma di Luigi Di Liegro, il prete, per molti scomodo, che ha cambiato radicalmente il concetto di carità e il modo di dare risposte ai “diritti” degli ultimi: tossicodipendenti, malati di aids, anziani, persone senza fissa dimora, detenuti e immigrati.
A venti anni della sua morte Vittorio Roidi, storico capo cronista del Messaggero, ha raccolto interventi, pubblicazioni, articoli e manoscritti inediti di don Di Liegro, tutti dedicati ai problemi di Roma, la città dove ha operato instancabilmente per 40 anni.

Don Luigi non solo uomo d’azione. Negli scritti e nelle esortazioni degli ultimi anni di vita c’è la sistematizzazione del suo pensiero teologico: l’esperienza della carità verso il prossimo più emarginato e povero come strumento per la comprensione dei segni dei tempi, per la conoscenza della Verità. L’amore verso gli altri come partecipazione all’opera creatrice di Dio.

La biografia di don Luigi dall’infanzia alla morte. Gli anni della formazione, le prime esperienze pastorali nella diocesi di Roma dopo il Concilio Vaticano II, in Vicariato e nelle associazioni cattoliche. La graduale scoperta delle povertà più o meno nascoste, la scelta di occuparsi dei disperati della terra.
Di qui le sue realizzazioni: fondazioni, mense, case di accoglienza per senzatetto e malati di aids. L’attività nelle carceri romane in collaborazione con suor Teresilla, il rapporto con molti brigatisti dissociati.  E poi il convegno sui mali di Roma del 1974, punto di svolta nella storia della diocesi romana, e la vicenda della Pantanella, ex fabbrica occupata da extracomunitari e sgombrata con la forza.  Battaglia persa da don Luigi, che ha portato però per la prima volta l’attenzione dei media su una questione fondamentale dei nostri tempi.

Un prete mite, ma intransigente nella difesa degli ultimi. Studiava i problemi, prospettava soluzioni, bussava alle porte degli amministratori e dei politici, combatteva per ottenere i risultati. La battaglia di Villa Glori la vinse contro un quartiere di Roma in rivolta, i Parioli, che non voleva in uno dei suoi parchi una casa di cura per ospitare malati terminali di Aids.

“Siano tranquilli – disse-  nove ragazzi moribondi non metteranno in pericolo le loro ricchezze consolidate e fortificate”. E la casa di cura nel cuore del quartiere borghese divenne una realtà.

Don Luigi Di Liegro, con l’estrema lucidità che gli era propria, ci riporta d’un tratto al cuore dell’esperienza cristiana: l’amore assoluto di Dio si dichiara definitivamente nel corpo di Gesù. Precisamente quel corpo è la realtà dell’amore di Dio, poiché in esso Dio non solo “Ha agito” l’amore, ma lo ha patito “sulla propria pelle”.

Il tema della povertà e della disoccupazione, delle disuguaglianze e della solidarietà è reso sempre più drammatico dal suo aggravarsi planetario, sotto l’incalzare disordinato di una globalizzazione tanto enfatizzata quanto ambigua. Per correggere questa strada c’è bisogno di dare al mercato regole capaci di farlo funzionare in termini ispirati all’etica così da diffondere democraticamente il benessere dove il malessere dilaga.